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Il codice pop della Street Art raccontato attraverso il video


“Places don’t have locations, but histories” sostiene l'antropologo Tim Ingold. Nulla di più vero quando si pensa all’arte di strada, che è al contempo riflesso e simbolo dei valori degli artisti e delle esigenze sociali che gravitano intorno a una specifica area.

Alcuni street artist come Banksy utilizzano le stencil per battaglie politiche ed etiche, e basta una firma per far parlare di sé (pensiamo solo all’effetto di “Show me the Monet”, una provocazione al legame tra consumismo e cultura, battuta all’asta per la modica cifra di 6 milioni di sterline!).

Altri artisti esprimono il proprio sostegno al sociale coinvolgendo direttamente la sensibilità collettiva, in una sorta di rito visivo condiviso: l’italiano Jorit, ad esempio, nel suo profondo realismo rappresenta Pier Paolo Pasolini in un murales a Scampia, ponendolo come simbolo di speranza e cultura nel quartiere; nei murales di Maradona e Che Guevara, e nel ritratto di Ilaria Cucchi, c’è l’obiettivo di fissare nel pubblico precisi immagini, legate a significati di eroismo, vittoria e resistenza.

Volendo spingersi oltre, e forse scrutando un angolo meno bazzicato dai media classici, possiamo poi osservare le immagini tra il crudo e il fantastico di Faith 47, street artist sudafricana che mette a confronto spiritualità e natura in un ambiente urbano.

Come descrizione di una sua opera, scrive: “In un singolo momento, circa 2.000 temporali si abbattono sulla Terra, producendo circa 50 lampi al secondo. Ogni lampo crea onde elettromagnetiche che iniziano a girare intorno alla Terra. Alcune delle onde, se hanno la giusta lunghezza, riescono a combinarsi, aumentando di forza e creando un battito cardiaco atmosferico ripetuto noto con il nome di risonanza di Schumann. In questa serie di Faith XLVII, la risonanza funge da metafora delle nostre azioni collettive, che creano un riverbero complessivo che possiamo chiamare natura umana. La cruda intimità viene esplorata su muri, edifici abbandonati, serigrafie in rame, tele, litografie, e installazioni video multischermo, intrecciate in sottili riferimenti alle date di antiche guerre e scuole di ipnotismo”.

Tre artisti descritti, tre intenzioni e stili divergenti: sono tutte forme di una street art complessa persino nella sua definizione: alcuni la chiamano urban art, graffiti-writing, neo-graffitismo o post-graffitismo, altri stencil art, sticker art, poster art; c’è chi la mette in relazione a installazioni stradali, video proiezioni e pratiche come lo yarn bombing, il subvertising o esperienze quali il cosiddetto muralismo urbano o wall painting… Per riuscire a rendere in modo efficace questa ricca complessità servono linguaggi nuovi e rapidi, che individuino l’identità e la ritrasmettano in maniera chiara e diretta. La Videostrategy® è per noi una grande alleata in tal senso, vediamo perchè:

Come può essere valorizzata la street art dal video?

Il video non è più un semplice sostegno della voce ma un elemento sostanziale del successo di una strategia. Vediamo come alcuni progetti, curati da Social Content Factory, hanno fornito un volto e una dinamicità a precise intenzioni:

Lyra, MarkAll 2023, per lasciare il proprio segno

La nuova linea Mark All è stata raccontata attraverso sequenze rapide focalizzate sull’artista Stefano Bonora al lavoro: utilizzando i prodotti su un giubbino così come su una cassa, ne dimostra l’efficacia restituendone la percezione di una consistenza omogenea, la resa opaca e la resistenza all’acqua e alla luce, e al contempo riesce a restituire il valore della personalizzazione, indispensabile per raccontare al meglio la propria unicità.

Banco BPM, un murales per la cura del patrimonio

La Videostrategy® è stata efficace anche nel mostrare come una pubblicità possa diventare un’opera d’arte: lo street artist Neve, uno degli esponenti più rinomati del Neomuralismo in Italia, è stato ingaggiato da Banco BPM per ideare un murales in via Marghera 29 a Milano. L’obiettivo era promuovere la nuova campagna istituzionale, e per farlo si è scelto di raffigurare una dea in vesti di raso e stile neoclassico, restituendo da un lato il sapore antico di un patrimonio passato comune, e al medesimo tempo la contemporaneità della figura-simbolo, attenta alle comunità e alle sue spinte innovatrici.

Amazon locker e intervista all’artista Luca Font

Di recente l’Amazon Locker presso la metropolitana di Roma Termini è stato trasformato in un’opera d’arte urbana, grazie all’intervento del visual artist e tatuatore Luca Font. Il video ha ripreso l’artista all’opera, mentre dinamicamente illustrava la funzionalità del locker, che si unisce agli altri 21 già installati nella metro della Capitale per consente ai clienti di ritirare o restituire i propri acquisti online.

Chiediamo direttamente a Luca Font cosa pensi della street art, e quanto il video possa essere efficace per raccontare questa particolare forma d’arte:

  • Cos’è per te la street art, cosa rappresenta?

Non mi è mai piaciuto identificarmi con un termine, e nello specifico con quello di “street art”, considero il mio lavoro come appartenente alla categoria del graffitismo e del post-graffitismo, o al limite una forma aggiornata della tradizione muralista, che risale alla prima metà del secolo scorso. Ad ogni modo considero quello che faccio (e che ho sempre fatto da quando mi sono affacciato sul mondo del writing a metà degli anni Novanta) innanzitutto come una necessità espressiva.

  • Come pensi che la street art possa contribuire alla riqualificazione degli spazi urbani?

Già l'introduzione di forme espressive artistiche negli spazi pubblici rappresenta, soprattutto quando concepite in modo da mettersi in relazione con la realtà circostante, un atto di riqualificazione. L'estetica informa la percezione che le persone hanno dei luoghi condivisi, contribuisce a renderli vivibili e vivi, in una sorta di broken window theory al rovescio che innesca un circolo virtuoso.

  • Come può essere valorizzata la street art dal video?

Il grosso problema del fruire arte tramite i social è che la finestra di visualizzazione rimane sempre la stessa, indipendentemente che si tratti di un francobollo stampato o un palazzo dipinto. Quando usato in maniera mirata, il video è generalmente più utile della fotografia nel restituire, almeno in parte, l'esperienza di trovarsi davanti a un muro dipinto, permettendo inoltre di vivere la fase molto fisica della realizzazione.

Che rapporto esiste tra street art e brand?

Brand - e più in generale committenze pubbliche e private - ricoprono il fondamentale ruolo di mecenati, perché una crescente disponibilità finanziaria ha permesso negli ultimi anni un significativo sviluppo in termini sia di scala che di frequenza con cui l'arte murale si affaccia sul panorama urbano contemporaneo. Resta da capire se si tratta solo di un trend del momento oppure se lascerà degli effetti duraturi, ma c'è senza dubbio una trasformazione in atto.

 


Articolo a cura di Isabella Garanzini, Group Head of Storytelling presso The Story Group

 

Foto:

Copertina. Fonte: https://www.romatoday.it/attualita/amazon-locker-termini-metro-b.html

Show Me The Monet, 2005. Fonte: https://banksyexplained.com/show-me-the-monet-2005/

710-650 BC, CLEVELAND, OHIO, 2016. Fonte: https://faith47.com/710-650-bc/